comunità pastorale madonna delle lacrime

Treviglio e Castel Rozzone

A proposito di immobili delle nostre Parrocchie…

Lo scorso 19 gennaio 2023 il Vicario episcopale di allora, mons. Michele Elli, ci invitava ad iniziare una riflessione per la verifica dell’uso e dello stato degli immobili delle Parrocchie della nostra Comunità pastorale.

In una situazione che muta pastoralmente, gli strumenti (immobili) sono essi stessi chiamati a conversione.

La Chiesa, nella sua storia bimillenaria, anche nel nostro Territorio ha mutato più volte il suo volto e le sue forme pastorali. Sarebbe riduttivo giudicare questo nostro tempo ecclesiale solo per gli elementi negativi. Molto più vero ed interessante è invece avvertire che la nostra generazione deve trovare il coraggio di fare scelte visionarie e per certi versi innovative, che segneranno il cammino della nostra Comunità nei prossimi decenni.

Le ragioni sottese a questo progetto sono anzitutto di tipo pastorale:

  • l’esigenza di unificare e semplificare luoghi e forme pastorali. Si tenga presente, soprattutto pensando agli Oratori, la crisi demografica e la costante diminuzione di bambini che vengono battezzati e iscritti all’iniziazione cristiana. Inoltre l’Oratorio, come è stato vissuto dalla gran parte degli adulti e degli anziani non esiste più da qualche decennio; continua ancora oggi a funzionare, ma in forme diverse. Un esempio su tutti: negli ultimi anni è diminuito il numero complessivo dei bambini e dei ragazzi che frequentano l’oratorio estivo; è invece aumentata (e anche sensibilmente) la partecipazione alle vacanze estive in montagna o in altri luoghi, particolarmente nella fascia dei ragazzi delle superiori. Dal punto di vista educativo, la vacanza insieme è molto più efficace evidentemente!
  • la necessità di dare, a qualche ambito pastorale che sta crescendo, spazi più adeguati: la pastorale giovanile, gli Scout, la pastorale scolastica… La possibilità di offrire migliori servizi alla comunità (es. sport, rapporto giovani-anziani), sviluppando un discorso pastorale finora poco o per nulla presente in questi ambiti. La dimensione caritativa, con le sue nuove esigenze;
  • la necessità di una revisione dei luoghi liturgici, in base al numero dei sacerdoti in diminuzione, dei fedeli praticanti e delle nuove esigenze;
  • quello che sembra assodato è che non è più possibile e forse nemmeno giusto, avere luoghi “fotocopia”, dove si fanno le medesime cose in gruppetti che tendono sempre più ad assottigliarsi . I giovani ci danno l’esempio e ci incoraggiano. Da quando la pastorale giovanile si è unificata nella proposta presso l’oratorio di san Pietro, il numero dei partecipanti è aumentato. La mobilità è molto cambiata rispetto a qualche anno fa;
  • nella Comunità pastorale, il Vescovo ci chiede di superare l’attuale forma di Chiesa: non più un Territorio con 6 Parrocchie, tutte che fanno pressappoco le stesse cose, ma una Comunità unica e policentrica! L’obiettivo non è centralizzare le attività, ma la regia, dando spazio anche ad altre Realtà ecclesiali ed associative che trovano la loro origine nel Vangelo. Una Comunità più unita darà maggior testimonianza. Ogni volta che ritorna la “nostra” Novena questo miracolo si realizza già. Tutti insieme e tutti uniti.

Ma ci sono anche altre motivazioni:

  • l’impossibilità, per ragioni etiche e pratiche, di un uso troppo limitato delle nostre strutture. Molti dei nostri spazi restano chiusi o pochissimo utilizzati (con problemi di sicurezza e di spesa eccessiva per utenze);
  • l’evidente diminuzione del Clero e la difficoltà a trovare volontari laici che si assumono responsabilità;
  • l’urgenza di “mettere a frutto” immobili e spazi non più utilizzati, o poco utilizzati;
  • si tenga presente che, diminuendo le offerte per varie ragioni, la Comunità ha necessità di tenere alcune strutture in affitto per avere la giusta sussistenza.

Ci è chiesto di ragionare con una visione illuminata dalla fede e dall’amore per la Chiesa nel suo insieme.

Ci è chiesto, pur senza dimenticare il cuore, di ragionare più con la testa che con la “nostalgia dei bei tempi che furono…” e di avere il coraggio di guardare avanti più che indietro.

È un’analisi che appare dolorosa, ma che dobbiamo tramutare in voglia positiva di sviluppare al meglio la nostra Comunità per raccogliere le sfide pastorali del futuro. Chi ci ha chiesto di farla è stato mosso da animo lungimirante, e sta a noi lavorare con la stessa mentalità.

Il progetto, se verificato ed approvato, avrà tempi medio-lunghi. Però ci dà una direzione, anche per non sprecare risorse o sbagliare investimenti.

Quali sono gli immobili che potrebbero cambiare destinazione d’uso?

Il Consiglio pastorale della nostra Comunità, talvolta insieme ai Consiglieri per gli affari economici, si è già riunito più volte ed ha delegato una piccola commissione per riflettere su possibilità ed ipotesi. Perciò tutto è ancora un cantiere da verificare.

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